Lo yoga è pieno di terminologia specializzata, in parte scritta in sanscrito, in parte relativa all’anatomia e in parte relativa alla filosofia. Sebbene esistano molti tipi di yoga, il lessico generalmente si adatta abbastanza bene ai diversi stili. Alcuni tipi di corsi preferiscono la terminologia in sanscrito delle posizioni, mentre altri si attengono all’inglese o all’italiano, e ci sono spesso lievi variazioni nel modo in cui vengono definite le posizioni. Ma parole come om e namaste sono praticamente universali, collegando diverse evoluzioni della tradizione asana.

Tuttavia, l’Ashtanga Yoga, lo stile vigoroso e disciplinato fondato da Pattabhi Jois nella tradizione di Krishnamacharya, ha una serie di termini specializzati che non sono entrati in uso altrove. Imparate questo lessico per parlare l’Ashtanga come dei professionisti quando vi dirigete verso lo shala per la pratica di Mysore (ma non nei giorni di luna).

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Mysore

Mysore è la città indiana in cui si trova il K. Pattabhi Jois Ashtanga Yoga Institute (KPJAYI, aka ground zero dell’Ashtanga yoga). Jois ha insegnato ai molti allievi che si sono recati in questa città da tutto il mondo fino alla sua morte, avvenuta nel 2009. Sua figlia Saraswathi e la nipote Sharmila ora dirigono il KPJAYI.

Mysore è anche il termine usato per la variante autonoma dell’Ashtanga yoga, fatta senza un insegnante che ricordi l’ordine delle posizioni. Gli studenti si esercitano al loro ritmo e in base al loro livello di abilità, padroneggiando ogni posizione in una sequenza di Ashtanga prima di essere istruiti dal loro insegnante nella posizione successiva. Questo è il modo in cui la maggior parte delle lezioni viene insegnata al KPJAYI, sebbene le lezioni guidate siano ancora popolari altrove, specialmente per i principianti. Le sessioni di Mysore tendono a svolgersi la mattina presto, poiché secondo Jois è questo il momento migliore per esercitarsi.

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Shala

Shala significa casa in sanscrito. Il termine è usato nell’Ashtanga yoga per indicare una casa di yoga, cioè uno studio yoga.

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Giorni di luna

Nell’Ashtanga yoga, si è incoraggiati a praticare sei giorni alla settimana, tranne nei giorni di luna. Nei giorni di luna piena e di luna nuova ogni mese, gli Ashtangis si prendono un giorno di riposo. Pattabhi Jois riteneva che i giorni di luna fossero pericolosi e che praticare in questi giorni aumentasse il rischio di infortuni. Molti dei principi di Jois sono illustrati nel suo classico libro Yoga Mala.

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Ladies’ Holiday

Questo termine viene usato per descrivere la raccomandazione alle donne di evitare di praticare l’asana nei primi giorni del loro ciclo mestruale. Secondo un’intervista del 2007 a Saraswathi Jois, questo periodo di “ladies’ holiday” deriva dalla tradizione brahmana secondo la quale le donne si riposano durante i primi tre giorni delle mestruazioni.

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Surya Namaskar A e B

Molti insegnanti di yoga, in molti stili, fanno uso di queste due varianti di saluto al sole. Ma la nomenclatura “A” e “B” deriva dall’ Ashtanga. Surya namaskar A è un classico saluto al sole, che consiste nel “lanciarsi” dalla parte superiore del tappetino direttamente in un vinyasa, passando per la posizione del cane a testa in giù e poi tornando indietro verso la postura iniziale. Surya namaskar B aggiunge al movimento un utkastasana e un guerriero I. 

Parola bonus: entrambi i saluti al sole iniziano e finiscono in samasthiti, che è l’Ashtanga per la posizione della montagna (tadasana).

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Chakrasana

Chakrasana è una retroflessione intensa che viene introdotta nella serie primaria di Ashtanga come un modo per passare dalle posizioni in cui si sta sdraiati sulla schiena direttamente in una chaturanga.

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Bandhas

I bandhas, che sono “chiusure” interne, hanno un significato in una serie di pratiche moderne, ma sono oggetto di particolare attenzione nell’Ashtanga. Mula bandha e uddiyana bandha sono impiegati per sostenere molte posizioni e transizioni, in particolare il salto da seduti che si verifica in tutta la serie.

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Drishti

Drishti è il punto in cui lo sguardo dovrebbe riposare (cioè dove si dovrebbe guardare) in ogni posa. Si tratta di un aspetto che viene accennato in altre pratiche, ma che è parte integrante di ogni posizione nell’Ashtanga. È importante tanto quanto il posizionamento degli arti. Un Drishti fisso aiuta a focalizzare l’attenzione e a non far vagare la mente.

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Conteggio Ashtanga

Se guardate i video di Pattabhi Jois o seguite le lezioni con alcuni insegnanti dell’Ashtanga, noterete che essi contano le posizioni in sanscrito durante un saluto al sole. In realtà, questo sistema di conteggio è stato utilizzato da Jois per tutta la durata della serie primaria. I numeri dall’uno al nove vi faranno passare attraverso un surya namaskar A. Si tratta di:

Eka (posizione della mani alzate)

Dve (piegamento in avanti in piedi)

Treeni (schiena piatta)

Chatvaari (chaturanga)

Pancha (cane a testa in su)

Shat (cane a testa in giù)

Sapta (schiena piatta)

Ashta (piegamento in avanti in piedi) 

Nava (mani alzate)